lunedì 29 gennaio 2018

Il maggiore Koenig


Il giorno dopo, ripartiamo. Non subiamo attacchi o imprevisti, ma c’è una circostanza inquietante: la nostra radio capta continui messaggi in tedesco, parte in chiaro, parte cifrati. Non capiamo molto, ma è evidente che in giro ci sono reparti nazisti e, a giudicare dai lingotti, gli ucraini sono in combutta con costoro. Maledetti ucraini: abbiamo donato loro il Sol dell’Avvenire, ed essi si alleano con la peggior borghesia! Morte, doppia morte essi meritano!
Dopo quasi un giorno di viaggio, arriviamo ad una cittadina. Al solito, Fedor e Ludmilla sono in avanscoperta: stanno percorrendo una via principale, sono quasi all’ingresso di una piazza quando, improvvisamente, un boato. Mi affaccio dalla torretta del carro per guardare: il sidecar è riverso su un fianco, un buco per terra non lascia dubbi: è stata una mina. Vasilij ci fa un segno rassicurante, ma improvvisamente sentiamo spari, vediamo Ludmilla cadere. Non abbiamo scelta: dobbiamo fornire appoggio col carro. Altra mina. Siamo però abbastanza vicini ai nostri due compagni: Otto esce, sprezzante del pericolo, dal carro, si avvicina a Ludmilla, la porta al riparo dal carro e, prontamente, le somministra i primi soccorsi. Appena lo fa, un fiotto si sangue esce dal collo della donna, ed ella perde i sensi. Vedo Otto affannato, cerca di rimediare, ma lei sembra esanime.
Noi, dal canto nostro, abbiamo i nostri problemi: colui che ha (quasi?) ucciso Ludmilla sembra essere un bravissimo cecchino. Spara con precisione, si muove rapido, e chiama per nome, con voce fredda e tagliente, Vasilij. Non so dire se il nostro tiratore scelto sia più scosso dalla pallottola che lo colpisce lievemente al braccio o dal suono della voce.
Quando riusciamo a riunirci e a metterci al riparo del carro, rispetto agli edifici dai quali giungono gli spari, Vasilij, pallido, ci dice di aver riconosciuto la voce. Era quella del maggiore Koenig, un nazista.
«Un nazista che dovrebbe essere morto. L’ho ucciso io. E ho visto il buco della pallottola nella sua fronte.»

Nessun commento:

Posta un commento