Comincia a farsi sera, lì nella
strada, sotto il tiro di quell’unico cecchino tedesco morto e non
abbastanza morto. Il maggiore Azi è visibilmente irritato: possibile
che un solo essere (non so se chiamarlo “uomo”) blocchi il
trionfale incedere dell’Armata Rossa? Non abbiamo fatto la
Rivoluzione con il fatalismo, ma con il coraggio e l’abnegazione.
Intanto, la situazione sembra essersi
fatta più tranquilla: non piovono più pallottole, abbiamo portato
Ludmilla e Vasijli nelle retrovie per le cure, il carro viene
lentamente riparato. Ma non possiamo muoverci.
Decidiamo, infine, di far valere il
nostro numero e la nostra potenza di fuoco: Fedor e il maggiore Azi
elaborano un piano dinamitardo, che sarebbe piaciuto tanto al
compagno bombarolo Molotov. Innanzi tutto, prendiamo nota mentale di
una luce, che somiglia tanto ad un puntatore, che balena da una
finestra: è lì che spareremo con il cannone del carro, ma il
problema è che, se il cecchino dovesse vedere la torretta muoversi,
avrebbe tutto il tempo di spostarsi. Per ovviare a questo problema,
si creerà un diversivo: un gran polverone ottenuto con qualche
candelotto di dinamite gettata in mezzo alla piazza.
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