martedì 6 febbraio 2018

Polvere


Nel frattempo, per mostrare l’ardore che tutti i compagni debbono avere, io prendo il comando di un gruppo di soldati e mi incarico di prendere possesso del palazzo che sta alla nostra destra: non vorrei che il cecchino avesse modo di arrivarci vicino e di coglierci su un fianco.
Con cautela bolscevica saliamo le scale, passo passo arriviamo al terzo piano senza incontrare nemici. Al quarto… «Compagni, è tutto minato!», esclamo. In realtà, esclamo «Compagni, è tutto min...» e vengo interrotto da un’esplosione e coperto da una gran numero di calcinacci. Fortunatamente, mentre esclamavo mi ero buttato a terra e rimango illeso, ma alcuni compagni sono feriti: uno, è privo di gambe. Lo portiamo giù di peso, dove il dottore gli somministra generosamente vodka. Non penso che lo aiuterà a sopravvivere.
Indomito, decido di verificare anche le condizioni del palazzo alla nostra sinistra: salgo, con cautela raddoppiata, insieme a Fedor. Ci separiamo, ma non tardiamo a renderci conto che anche questo palazzo è minato. Fedor prova a rimediare un po’ di esplosivo, ed ecco lo vedo faccia a faccia con un tizio in divisa da SS: questi gli sorride, e se ne va.
Intanto, le dinamiti sono state gettate, il polverone si è alzato, il cannone ha sparato: ha abbattuto la torre, ma ha anche colpito il palazzo col bagliore. Evidentemente, è stato inutile.

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