Il maggiore Azi ordina di farli a
pezzi, ma Otto lo scienziato ottiene di far legare un morto al carro
armato, con robuste catene, per poterlo studiare al meglio. È vero,
senza dubbio Stalin saprà già benissimo cosa stia succedendo ai
morti, ma ogni elemento può essere utile alla Causa.
Mentre il grosso della truppa è
accampato alla meglio, Otto, Vasilij ed io restiamo ad osservare il
comportamento del morto per tutta la notte. Presto, il cadavere si
risveglia, inizia a tirare le catene al punto di farle scricchiolare:
la sua forza è sovrumana.
Attraverso una serie di esperimenti,
scopriamo che:
1) i morti si muovono;
2) i morti desiderano addentare la
carte, ma solo quella dei vivi (sputano carne di altri morti che
venga loro infilata in bocca);
3) i morti non perdono forza se si
spezzano loro le ossa;
4) i morti non rimuoiono se si spezza
loro la testa;
5) i vivi, se rimangono tutta la notte
alla pioggia gelida, si possono ammalare.
In effetti, il mattino dopo io ho una
gran febbre, Vasilij sta quasi altrettanto male, ma per fortuna Otto
ci somministra alcuni farmaci efficaci e, fortuna ancora più grande,
ci sono altri malati nella truppa, così il maggiore Azi non se la
prende troppo con noi, visto che comunque non ci si può muovere.

Inutile dire che nel caveau non c’è
traccia di camici bianchi: c’è, invece, un bel cumulo di lingotti
d’oro, con impresso il simbolo nazista, che espropriamo in nome del
popolo e, per il momento, teniamo noi.
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