Appurato
che siamo la colonna più vicina, decidiamo di muoverci in direzione
dell’SOS per capire meglio la questione. Effettivamente, dalla
cittadina da cui proviene la richiesta arrivano i suoni di spari, del
tutto compatibili con una battaglia.
Ci
fermiamo ad una certa distanza: Fedor, con un piccolo plotone,
avanza. Dopo qualche tempo, torna, con il plotone in perfetta salute
e tre prigioniere. Tre indicibilmente splendide e arrapanti
prigioniere. Dicevo, tre maledette naziste in divisa da SS: una
bionda, una mora e una rossa, che a parte ciò si somigliano
dannatamente.
Fedor
ci racconta di averle trovate in posizione difensiva, sotto il fuoco
dei ribelli, attorno ad un colonnello ferito, che lui ha provveduto
ad uccidere prima di imprigionare le tre. Le interroghiamo: sono
stranamente docili nel raccontarci di quel che sta accadendo nel
mondo. In Germania, Hitler è scomparso, ma il Reich è risorto sotto
la guida di una tetrarchia che mette assieme papaveri nazisti e capi
borghesi; in Italia, è stato il Papa a prendere il potere; la
Francia è terra di caccia per i morti. Non sembrano particolarmente
felici di quanto sta succedendo in Germania, lasciano anche intendere
di aver subito trattamenti spiacevoli, e questo atteggiamento è
positivo, ma esse hanno anche l’ardire di irridere la Rivoluzione,
ma il maggiore Azi mi impedisce di ucciderle. Pare che ci sia qualche
tutela dei prigionieri di guerra, come se loro avessero rispettato i
nostri. Come se, oggi, in questo caos, le convenzioni avessero ancora
un valore.