venerdì 23 febbraio 2018

Le Naziste


Appurato che siamo la colonna più vicina, decidiamo di muoverci in direzione dell’SOS per capire meglio la questione. Effettivamente, dalla cittadina da cui proviene la richiesta arrivano i suoni di spari, del tutto compatibili con una battaglia.
Ci fermiamo ad una certa distanza: Fedor, con un piccolo plotone, avanza. Dopo qualche tempo, torna, con il plotone in perfetta salute e tre prigioniere. Tre indicibilmente splendide e arrapanti prigioniere. Dicevo, tre maledette naziste in divisa da SS: una bionda, una mora e una rossa, che a parte ciò si somigliano dannatamente.
Fedor ci racconta di averle trovate in posizione difensiva, sotto il fuoco dei ribelli, attorno ad un colonnello ferito, che lui ha provveduto ad uccidere prima di imprigionare le tre. Le interroghiamo: sono stranamente docili nel raccontarci di quel che sta accadendo nel mondo. In Germania, Hitler è scomparso, ma il Reich è risorto sotto la guida di una tetrarchia che mette assieme papaveri nazisti e capi borghesi; in Italia, è stato il Papa a prendere il potere; la Francia è terra di caccia per i morti. Non sembrano particolarmente felici di quanto sta succedendo in Germania, lasciano anche intendere di aver subito trattamenti spiacevoli, e questo atteggiamento è positivo, ma esse hanno anche l’ardire di irridere la Rivoluzione, ma il maggiore Azi mi impedisce di ucciderle. Pare che ci sia qualche tutela dei prigionieri di guerra, come se loro avessero rispettato i nostri. Come se, oggi, in questo caos, le convenzioni avessero ancora un valore.


venerdì 16 febbraio 2018

La talpa


Dormiamo poco. Il nostro valente dottore vorrebbe cogliere l’occasione della morte del compagno degambizzato per proseguire i suoi esperimenti, ma il maggiore Azi, con la pistola in pugno, lo convince a soprassedere. Vietata la sperimentazione diretta, ci dedichiamo alla speculazione astratta: è evidente, dai fatti e dalle intercettazioni, che in zona ci sono nazisti che conoscono esattamente la nostra posizione. Riteniamo assolutamente probabile che ci sia una talpa: potrebbe essere nel nostro gruppo o anche in una delle altre colonne che stanno valutando le possibili vie per il ritorno dell’Armata Rossa in Russia, visto che ci scambiamo indicazioni sulle reciproche posizioni. Decidiamo che, il giorno seguente, daremo un’informazione sbagliata sui nostri spostamenti: in tal modo, potremo sapere se qualcuno ci osserva direttamente o se ottiene informazioni su di noi grazie a quanto comunichiamo ai compagni delle altre colonne.
Il mattino seguente, ripartiamo verso Odessa. Il nostro piano, però, non può concludersi: a metà percorso, captiamo un SOS di un gruppo di nazisti, sotto attacco da parte di ribelli ucraini! Strano, perché pensavamo che fossero d’accordo…

lunedì 12 febbraio 2018

Riorganizzazione


Dopo un breve processo per alto tradimento ai danni di Fedor, reo di avere ricevuto un sorriso nazista, decidiamo di assolvere l’imputato: evidentemente, il nazista vuole solo Vasijli, cerca vendetta di colui che lo ha ucciso, o forse vuole completare la missione che a suo tempo gli era stata data dal suo Fuhrer, ossia sterminare i cecchini sovietici di Stalingrado. Comunque, evidentemente ha lungamente preparato questa trappola e altrettanto evidentemente non è interessato a noi: considerata la situazione, facciamo saltare la moto col side car, troppo esposta per ripararla, e ci ritiriamo in buon ordine, col carro oramai aggiustato.
Ci fermiamo solo a notte fonda, lontano dal villaggio che ci ha bloccato. Segnaleremo che è una via da evitare.

martedì 6 febbraio 2018

Polvere


Nel frattempo, per mostrare l’ardore che tutti i compagni debbono avere, io prendo il comando di un gruppo di soldati e mi incarico di prendere possesso del palazzo che sta alla nostra destra: non vorrei che il cecchino avesse modo di arrivarci vicino e di coglierci su un fianco.
Con cautela bolscevica saliamo le scale, passo passo arriviamo al terzo piano senza incontrare nemici. Al quarto… «Compagni, è tutto minato!», esclamo. In realtà, esclamo «Compagni, è tutto min...» e vengo interrotto da un’esplosione e coperto da una gran numero di calcinacci. Fortunatamente, mentre esclamavo mi ero buttato a terra e rimango illeso, ma alcuni compagni sono feriti: uno, è privo di gambe. Lo portiamo giù di peso, dove il dottore gli somministra generosamente vodka. Non penso che lo aiuterà a sopravvivere.
Indomito, decido di verificare anche le condizioni del palazzo alla nostra sinistra: salgo, con cautela raddoppiata, insieme a Fedor. Ci separiamo, ma non tardiamo a renderci conto che anche questo palazzo è minato. Fedor prova a rimediare un po’ di esplosivo, ed ecco lo vedo faccia a faccia con un tizio in divisa da SS: questi gli sorride, e se ne va.
Intanto, le dinamiti sono state gettate, il polverone si è alzato, il cannone ha sparato: ha abbattuto la torre, ma ha anche colpito il palazzo col bagliore. Evidentemente, è stato inutile.

domenica 4 febbraio 2018

Piano d'azione


Comincia a farsi sera, lì nella strada, sotto il tiro di quell’unico cecchino tedesco morto e non abbastanza morto. Il maggiore Azi è visibilmente irritato: possibile che un solo essere (non so se chiamarlo “uomo”) blocchi il trionfale incedere dell’Armata Rossa? Non abbiamo fatto la Rivoluzione con il fatalismo, ma con il coraggio e l’abnegazione.
Intanto, la situazione sembra essersi fatta più tranquilla: non piovono più pallottole, abbiamo portato Ludmilla e Vasijli nelle retrovie per le cure, il carro viene lentamente riparato. Ma non possiamo muoverci.
Decidiamo, infine, di far valere il nostro numero e la nostra potenza di fuoco: Fedor e il maggiore Azi elaborano un piano dinamitardo, che sarebbe piaciuto tanto al compagno bombarolo Molotov. Innanzi tutto, prendiamo nota mentale di una luce, che somiglia tanto ad un puntatore, che balena da una finestra: è lì che spareremo con il cannone del carro, ma il problema è che, se il cecchino dovesse vedere la torretta muoversi, avrebbe tutto il tempo di spostarsi. Per ovviare a questo problema, si creerà un diversivo: un gran polverone ottenuto con qualche candelotto di dinamite gettata in mezzo alla piazza.